Guanaco

Immergere le mani,
sentire l'argilla, la vita nascosta dell'acqua
profonda, profonda
seguire le radici
del monte, dell'albero, le tue
pacha mama
madre del tempo, madre dell'universo
milioni di anni sulle tue dita
scava, scava, goccia a goccia
scrivi il tuo nome su ogni roccia, ogni crepa
modella queste onde, una memoria
di un regno un tempo lago, ora deserto
e forse, dopotutto, è lo stesso

E rimane sempre la voglia di sentire il vento
la sabbia che ti cade addosso
con le mani nella terra
gli avambracci coperti di polvere
rossa, come questo muro alle tue spalle
alto milioni di chilometri
che collega terra e cielo
in un viaggio verso Marte
sino a che l'ultima goccia di sole non distilla
sotto l'orizzonte

Pietre bianche come sale
una lepre
dalle grosse zampe grigie attraversa la strada
il mondo ulula, il mondo è un animale, alla Luna
che sorge, cancella le stelle, rende luna la terra
mare nel mare, specchio nello specchio
sono io me stesso o il mio riflesso?
e forse, in fondo, in fondo, è lo stesso

E un giorno accadrà anche questo
piccola madre dei terremoti
richiamerai tuo figlio alla sottana
richiederai all'uomo tutti gli anni che hai prestato
rimarrà il ricordo, solo, come una nebbia, di una punta di freccia
di un fischio tra le rocce
e forse, in fondo in fondo, è già adesso